La zucca è meravigliosa. Con questa cucurbitacea si possono realizzare mille ricette diverse, dal salato al dolce, ma non è questo il post(o). Potrei parlare moltissimo delle sue proprietà, ma neanche queste verranno inserite in questo articolo. Ne parleremo sicuramente e ci saranno tantissime nuove ricette , ma non ora! Adesso si parte insieme; staremo via pochi minuti, ma vi porterò in un mondo fatto di storie vere e storie fantastiche, villaggi antichi, tradizioni, lanterne e una buona dose di magia. Mettetevi comodi e andiamo con le nostre storie di zucca.
Inizierò dalla storia di zucca forse più famosa, quella di quel furbacchione di Jack ‘o lantern, che pagò molto cara la sua abilità nell’imbrogliare chiunque.
Jack era un’astuto imbroglione, noto per il suo talento nel raggirare le persone. Un giorno Jack si stava gustando la sua pinta di birra nel solito pub, quando il diavolo entrò nel locale. Un’occasione per raggirare il diavolo in persona? A Jack non pareva vero! Decise di offrirgli da bere e chiacchierare con lui. Quando arrivò l’ora di andare, l’oste presentò il conto, e Jack, usando come scambio la sua anima, convinse il diavolo a trasformarsi in una moneta d’argento per saldare il debito. Ma appena il diavolo si trasformò, Jack si mise velocemente il denaro in tasca, dove teneva anche una croce d’argento. In questo modo impedì al diavolo di ritornare al suo aspetto originario. Il diavolo fu liberato solo molti anni più tardi, in seguito alla morte di Jack. Per la sua condotta immorale, all’anima di Jack fu negato sia l’accesso al regno dei cieli, sia a quello degli inferi e fu condannata a vagabondare per l’eternità nel mondo di mezzo (né vivo né morto), nell’assoluta oscurità. Disperato Jack chiese al diavolo una brace ardente da utilizzare come lume e il diavolo gliela concesse. Jack incastrò la brace dentro una rapa, creando una lanterna. Questa storia sembra sia l’origine delle zucche intagliate e illuminate, esposte nella notte di Halloween.
Le storie di zucche arrivano da tutto il mondo. Preparate le valigie immaginarie e partiamo per il Senegal. In questo paese viveva un uomo molto povero e malato, la cui unica ragione di vita era il figlio. Il ragazzo aveva un carattere dolce e paziente, era gentile ed educato con tutti. Il vecchio raccomandò al ragazzo di interrare dei semi di zucca nella tomba, quando sarebbe giunto il suo momento. Un brutto giorno il padre morì e il ragazzo, ricordandosi della promessa, piantò i semi come richiesto dal padre. Dopo qualche tempo maturarono dei bellissimi frutti, grossi e panciuti. Dopo averle portate a casa, il ragazzo scoprì che le zucche contenevano tantissime monete d’argento, che lo fecero diventare il ragazzo più ricco della regione. Purtroppo, la sua storia giunse alle orecchie del re, una persona avida e cattiva che ordinò di sequestrare tutte le ricchezze del ragazzo, per appropriarsene. I suoi fedeli soldati obbedirono all’ordine, ma quando arrivarono al cospetto del re, dai cesti in cui avevano deposto il bottino uscirono centinaia di serpenti. Il re spaventato ordinò che i serpenti venissero riportati al ragazzo. Quando il giovane aprì le ceste che i soldati gli avevano lasciato davanti alla porta di casa, trovò tutte le monete che gli erano state rubate. Visse felice i suoi giorni, condividendo con i più bisognosi le sue ricchezze.
La zucca vista come dispensatrice di doni e ricchezze, si trova anche in una novella cinese. In Cina, infatti, le cucurbitacee hanno il significato di abbondanza, fecondità e rigenerazione. Ma entriamo nella nostra storia: Tantissimo tempo fa, c’erano due fratelli, diversi tra loro come il giorno e la notte. Noa, che amministrava con scarsa fortuna tutte le ricchezze di famiglia e Hua, che viveva in miseria con i suoi figli, essendo stato estromesso da suo fratello. La miseria di Hua era estrema, tanto che un giorno fu costretto ad andare da suo fratello Noa a elemosinare un po’ di riso per sfamare la sua famiglia. Purtroppo, la cattiveria di Noa non aveva limiti e cacciò il fratello a colpi di mestolo. Ma Hua era davvero buono e non se ne risentì. Tornando a casa, Hua trovò una rondine ferita a una zampina; prontamente la medicò e le permise di riprendere il suo volo. Dopo un anno la rondine tornò e, come ringraziamento, depositò un seme davanti alla porta della povera casupola. Hua lo interrò nel suo giardino: ne nacquero delle zucche giganti, piene di tesori preziosi, che fecero la fortuna del buon Hua. Nel frattempo Noa moriva d’invidia e, saputa la storia, catturò una rondine, le spezzò volontariamente una zampina e gliela curò alla bell’è meglio. Poi la lasciò andare, aspettando fremente il suo ritorno. La povera rondine tornò e depositò un semino davanti alla porta di Noa; questi corse subito a interrarlo e gongolò vedendo crescere zucche smisurate. Al loro interno, però, non c’erano tesori meravigliosi, ma folletti maligni, che, una volta usciti, devastarono la proprietà e gli rubarono tutto.
Ma funziona sempre così con le zucche? Sono veramente sempre buone e piene di sorprese per chi richiede il loro aiuto? Per rispondere a queste domande, ci viene in aiuto una novella scritta da Leonardo da Vinci, anche lui follower della mitica cucurbitacea. Ma leggiamo il suo racconto:
Un povero salice soffriva moltissimo per non aver la possibilità di stendere verso il cielo i suoi numerosi e sottili rami, costretto com’era dall’egoismo di alcune viti, che si avvinghiavano attorno al suo fusto. Un giorno, dopo averci pensato per molto tempo, decise di aver bisogno di compagni di zolla più autonomi e indipendenti e, non ci viene spiegato il perché, scelse proprio la zucca. Convintissimo della correttezza della sua scelta, attese paziente che qualche uccello venisse a posarsi tra i suoi rami. Non dovette attendere molto, che una gazza arrivò e il salice le promise che avrebbe avuto l’uso esclusivo dei suoi frondosi rami, se lei gli avesse portato qualche seme di zucca. Detto, fatto! La gazza ritornò con alcuni semi, che provvide a interrare ai piedi dell’albero. In breve, ne crebbero zucche che si ingrandivano a vista d’occhio, si aggrappavano ai rami con i loro fusti e nascondevano al salice le bellezze del sole e del cielo. Non solo! Il loro peso atterrava i rami della povera pianta, che, sfinita e delusa iniziò un pianto triste e continuo, lasciando che i suoi rami accarezzassero il suolo.
In questo caso i semi di zucca, piantati senza accortezza, non si sono dimostrati utili, bensì hanno infranto i sogni del povero albero.
Concludo questo viaggio, raccontando la magia della zucca, che si ritrova anche nelle antiche usanze contadine nostrane. Non c’era orto che non ne avesse qualche pianta. Con l’arrivo dell’autunno i ritmi della campagna rallentavano, così come quelli della vita contadina. All’imbrunire ci si ritrovava, solitamente nelle stalle illuminate dalla luce tremolante di un lume a olio, per fare filò. Tra il tepore procurato dal respiro degli animali, le donne ricamavano raccontandosi i fatti del giorno; gli uomini costruivano gli attrezzi necessari per il loro lavoro; i bambini ascoltavano assorti storie straordinarie raccontate dai vecchi. Se l’annata era stata buona, circolavano anche qualche bicchiere di buon vino, un po’ di patate dolci, castagne raccolte nel bosco e della zucca profumatissima arrostita sotto la cenere. Scene di vita, che oggi possiamo solo cercare d’immaginare, rese poetiche dalla patina del tempo.
Bibliografia: La Zucca, la storia, le tradizioni e le ricette. Paolo Morganti – Chiara Nardo (Morganti editori, 2005)
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